ACI ESport. L’altra faccia della medaglia

Un po’ più in là del luogo comune

Sin dalla sua nascita nel 2018 e forse anche prima, il movimento legato agli eSports dell’Automobile Club d’Italia ha generato sentimenti contrastanti. C’è chi l’ha amato dal primo momento, c’è chi vi ha intravisto un futuro potenziale, c’è chi ne è rimasto indifferente e c’è chi invece vi ha colto un pericolo per il nostro vecchio, caro sim racing. Poi, ed è quello che più mi ha spinto a fare queste riflessioni, c’è chi ha preso i suoi dubbi, le sue ipotesi, i suoi più intimi sospetti e, perchè no, i suoi personali rancori verso qualche interprete – a ragione o a torto, ma non è questo il punto – e ne ha fatto una vera e propria “mission”, utilizzando il megafono dei social alla ricerca di consensi. Consensi che, si sa, non tardano mai molto ad arrivare, soprattutto in un mondo in cui la rete premia sempre colui che grida più spesso e più forte, ancor più se una delle due parti in causa – magari proprio perché legata a logiche istituzionali – non ha possibilità di replica. 

Detto ciò, lungi da me lo sperare di poter in qualche modo cambiare il pensiero di taluni. Sarebbe fatica sprecata. Mi rivolgo invece a chi davanti a ciò che legge si pone delle domande, chi vorrebbe comprenderne meglio le dinamiche e magari ascoltare le diverse campane, senza che il loro suono sia costantemente coperto da quelle “a morto”. 

Un’ultima premessa: come simracingleague.it ho avuto modo di seguire l’evoluzione di ACI ESport in quasi tutte le sue fasi, a parte forse la primigenia, sino ad arrivare alla nascita dei primi tornei e dei campionati italiani su iRacing, simulatore su cui abbiamo fatto una scelta professionale (e anche un po’ di cuore). Un percorso lungo e difficile, soprattutto per chi, come noi, ne è stato il segmento finale, la giuntura tra una federazione di motorsport reale e lo sconosciuto (per la prima) universo del sim racing e che ha avuto il compito, per nulla indolore, di farne collimare le superfici.

Ma passiamo a tutta quella serie di assunti che sono poi veri e propri cavalli di battaglia sui social network.

ACI e CONI hanno fiutato l’odore dei soldi.
Su tutte, questa è l’affermazione capace di sollevare i popoli. L’idea che ACI abbia trovato in noi la gallina dalle uova d’oro ci riempie subito di rabbia. Peccato non sia così, perchè ACI ESport non nasce dalla spontanea volontà di ACI, ma da quella di alcuni sim racer che potendo contare sulle giuste conoscenze hanno “corteggiato” a lungo l’ente al fine di potersi sedere ad un tavolo. Un cammino che è durato qualche anno, sino a che ACI ha compreso che quel fenomeno ormai divenuto di massa non poteva essere ignorato. Anzi, grazie ad alcuni volti giovani che vi hanno creduto, ha voluto fare di più, conscia che il riconoscimento del sim racing come sport non poteva non passare dal suo inserimento nel regolamento sportivo nazionale. Quella è stata la scintilla che un anno dopo ha fatto sì che anche il CONI non potesse più tergiversare e lo inserisse addirittura sotto la voce “automobilismo”. Ora, potete crederci o meno, ma quello che sta succedendo in Italia, e mi riferisco alla legittimazione e la regolamentazione di una disciplina di eSport da parte di un ente federale, è evento unico a livello globale. La FIA stessa, che nel virtual sport ci si è affacciata al momento solo con Gran Turismo (osando qualcosa di più con i Motorsport Games e la Olympic Virtual Series) e sempre consegnando l’intera gestione allo sviluppatore, non ha mai affrontato il problema dal punto di vista strutturale e ora guarda interessata l’Italia per seguirne e comprenderne gli sviluppi.

Gli unici che ci guadagnano sono ACI e gli organizzatori.
“Senza soldi non si canta messa”. Detto popolare inoppugnabile. Ma se scrivi “guadagno” trasmetti inevitabilmente l’immagine di me e tutta l’allegra compagnia ACI a sfrecciare in Ferrari sulle strade rivierasche. Magari!
Dall’inizio dell’anno (prima erano gratuite) ACI ha staccato all’incirca 450 tessere. A fine anno potrà arrivare, diciamo, a 600. A 20 euro l’una, fa la “strabiliante” cifra di dodicimila euro. Un importo che le sole spese legate al rilascio e stampa delle licenze e alle risorse umane impiegate in tutte le attività eSport superano abbondantemente. Insomma, non bisogna essere commercialisti per capire che, rapportato ad un bilancio come quello che ACI Sport presenta a fine anno, sia un numero assolutamente irrisorio. Ah, dimenticavo: nel 2020 ACI ha impiegato a fondo perduto circa 14.000 euro per far partire tutti i progetti legati al sim racing.
Ma veniamo a noi, ed ai nostri fantasmagorici guadagni. Se nel 2020 abbiamo potuto contare su uno stanziamento definiamolo “startup”, il 2021, anno in cui gli effetti economici della pandemia hanno bussato anche alla porta di ACI, ci ha visto costretti a far fronte agli impegni con le nostre sole risorse (e vostre, vista l’inevitabile quota di iscrizione). Nonostante ciò, abbiamo moltiplicato gli sforzi, aggiunto un campionato italiano per arrivare almeno a tre, corredato il tutto con contenuti di maggior qualità possibile (se abbiamo fatto bene o male non sta a me giudicarlo) e potenziato lo staff per le live e il supporto alla direzione gara, tutti giustamente ricompensati. Come organizzatori ci siamo fatti carico non solo di tutte le spese di stream, restream, hardware, software e servizi annessi e connessi, ma anche della retribuzione dei nuovi commissari sportivi che nel frattempo erano stati formati dall’ente. Sì, quest’ultima è stata un po’ una spada di Damocle, ma fatto trenta, si fa anche trentuno. Morale della favola, calcolatrice alla mano, abbiamo dovuto purtroppo raschiare il fondo del barile.
Dunque, chi usa la parola “business” nella sua accezione negativa, ha preso un gran bel granchio, sopratutto se pensa che qualcuno possa essersi anche solo lontanamente sognato di trarre profitto da quei “bruscolini”
. E’ invece auspicabile che si crei prima o poi un indotto, con aziende/marchi/sviluppatori in grado di far tintinnare le monete sul tavolo in cambio di visibilità, esattamente come funziona per le più blasonate competizioni simulative.

La commissione ACI Esport è composta da soggetti con conflitto d’interesse.
Qui c’è poco da dire. Chi lo sostiene a) non sa cosa sia un conflitto di interessi, b) conosce poco il motorsport reale, dove le commissioni sono tutte formate da persone del settore, piloti, team e addirittura importanti costruttori. D’altronde è un organo che ha il ruolo di interfaccia tra la disciplina e ACI Sport e deve conoscere a fondo la materia, in modo da poter supervisionare i regolamenti e far si che vi sia omogeneità tra gli organizzatori.   

Altri campionati hanno premi maggiori di quelli di ACI.
C’è chi azzarda anche un confronto con le competizioni di altri paesi, soprattutto quelli che hanno internazionalizzato i loro contenuti. Non è un paragone che regga. La localizzazione italiana è di certo una barriera, ma è lì che ACI ha il suo territorio e il suo spazio di manovra. L’obiettivo comune è aumentare il prestigio delle competizioni e al tempo stesso stimolare tutti gli enti omologhi di altri paesi a fare altrettanto e che sia poi FIA a impiantare la stessa struttura piramidale del motorsport reale. Ma non è una cosa che si fa dall’oggi al domani ed è abbastanza ovvio che nel frattempo gli organizzatori stranieri già affermati (che poi sono proprio loro, come ho già detto prima, quelli che fabbricano utili e ne hanno fatto un business) continuino ad avere maggior appeal per gli sponsor e i grandi marchi. Nel nostro piccolo abbiamo ottenuto l’eccezionale supporto di diverse aziende italiane leader nel settore, che hanno creduto in noi (e non finiremo mai di ringraziare) e ci hanno permesso di offrire quanto di meglio potessimo. Ma il lustro di una competizione (e di conseguenza l’attrattiva di mercato) è frutto di innumerevoli fattori, non ultimo i suoi interpreti e quanto riescano a coinvolgere il pubblico.

Il numero di spettatori è calato.
Da una lettura superficiale può sembrare così, ma si deve tenere a mente che Simracingleague non ha mai accentrato la visibilità sulla sua piattaforma, e, esattamente come l’anno passato, i campionati 2021 sono stati trasmessi su cinque distinti canali, compreso Sky che per i campionati 2020 ha generato oltre il milione e mezzo di visualizzazioni. La differenza è che nel frattempo questi canali hanno aumentato considerevolmente la loro platea, collezionando singolarmente molti più contatti. Ergo, i numeri totali non sono poi così distanti da queli della passata stagione, senza dimenticare che il paragone lo si sta facendo con il periodo di pieno lockdown, dove anche mia nonna era costretta a casa davanti alla TV e pure Peppa Pig ha fatto record di share. 
Una cosa che ci è però dispiaciuta è stato il dover bloccare su YouTube la visualizzazione dei “mi piace” (e stiamo valutando anche la chiusura della chat). Il trovarsi decine di dislike il giorno prima che cominci una diretta è stucchevole, oltre che rappresentare un pessimo biglietto da visita per il sim racing italiano. Ma qui si torna a quella “mission” di alcuni di cui parlavo in apertura. Vediamola così: molti nemici, molto onore.

ACI sarà la fine del divertimento.
E’ l’affermazione che più spesso ho letto sui social ed è quella che meno comprendo. Per quale motivo dovrebbe essere così? Nessuno è costretto a partecipare ad una manifestazione federale e nessuno obbligherà nessun altro a rendere il sim racing di esclusivo appannaggio di ACI ESport. Ti diverti come un pazzo nelle season ufficiali (o nei server pubblici), o nei campionati con premi stratosferici indetti da Porsche, Ferrari, Dallara o in quello che offrono i tantissimi e alcuni dei quali veramente ottimi portali in giro per il web? Liberissimo di farlo. Hai speso 10.000 euro di postazione, volante, pedaliera e VR e vuoi assaporare il gusto di fare sport? Ecco che c’è ACI Sport (se suona come uno slogan, non vuole esserlo) ed il valore che aggiunge con la sua giustizia sportiva, la tutela, lo storico dei risultati, i titoli riconosciuti e il miraggio (per pochi, sic!) di poter un domani essere invitati ai “caschi d’oro”. Tutto perché di una gara non resti la sola flebile traccia che lascia una bolla di sapone sul selciato. Una strada che noi stiamo provando a percorrere e che solo il tempo ci potrà dire dove porti (e se, visto il difficile contesto italiano, sia sostenibile, aggiungo). 

Concludo con una domanda che pongo a me stesso. ACI ha commesso degli errori?
Certo, e se non fosse così significherebbe che non si è fatto nulla. Li ha commessi ACI e li abbiamo commessi noi. Errori di valutazione (anche in relazione alla fiducia riposta verso alcuni soggetti), errori regolamentari, errori corretti in corsa e altri sui quali si sta lavorando. Errori che hanno creato imbarazzo, per i quali se ne è giustamente pagato lo scotto e per i quali mi scuso io personalmente a nome di tutti. Ma sono stati errori di gioventù, avendo scritto pagine su pagine letteralmente da zero. Lo sdoganare il sim racing, e portarlo ad un piano che permettesse ad ACI Sport di amministrarlo con i suoi strumenti, ha obbligato a scelte dolorose chi come noi era legato a logiche diverse. Però, il vedere oggi una gara virtuale gestita alla stregua di un gara reale mi inorgoglisce, pur nella consapevolezza che ci sia ancora tanto su cui lavorare, per noi che dobbiamo trovare le alchimie giuste per offrire un prodotto sempre più all’altezza, per i commissari esport che devono accumulare esperienza e puntare alla massima uniformità e per ACI che deve snellirsi in questo ambito per facilitare il nostro lavoro e spingere sull’acceleratore se vuole portare il sim racing a livelli più alti.

Questa è soltanto “l’altra campana”, quindi prendetela per quello che è.

Buon sim racing a tutti!

Stefano Bruzzone

 

 

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